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lunedì 27 luglio 2015

L'Euphonium: valutazioni tecniche

In questo secondo post sull'Euphonium intendo fare alcune valutazioni di carattere esecutivo sia per quanto riguarda lo studio sia per quanto concerne l'attività concertistica.
L'Euphonium, se viene suonato senza forzare l'aria, ha delle bellissime sonorità in tutto il registro e in tutte le dinamiche soprattutto, a mio parere, dal piano al mezzo forte; naturalmente rende bene anche nel forte e nel fortissimo ma, ripeto, se non si forza, altrimenti il suono diviene rozzo e nei casi peggiori può arrivare ad assomigliare al trombone a pistoni (che di per sé ha una sonorità nettamente inferiore al trombone a coulisse).

Personalmente, poi, ritengo l'Euphonium uno strumento molto cantabile e molto espressivo e andrebbe sempre suonato così, anche nei brani virtuosi.
In questo senso è da ascoltare il musicista di Euphonium più bravo, a mio parere, al mondo: Steven Mead. Oltre alle sue indubbie qualità virtuosistiche sono da apprezzare la qualità del suono e il fraseggio curato e musicale, rendendo le sue esecuzioni espressive e uniche.
Consiglio pertanto di ascoltare Steven Mead per la la ricerca personale del suono e per lo sviluppo dell'esecuzione.

A volte la tendenza generale (anche di esecutori affermati), invece, è di suonare l'Euphonium solo curando l'aspetto virtuosistico tralasciando tutto il resto. Questi esecutori, o meglio fenomeni da baraccone, hanno poi anche il vantaggio di attirare l'attenzione degli incompetenti per poi soccombere tristemente quando si tratta di suonare due note piano. Su questo aspetto potrei polemizzare lunghissimo, ma meglio evitare.

Per lo sviluppo di una buona tecnica, completa in tutti gli aspetti, va bene l'Arban se però studiato dalla prima all'ultima pagina.
Parlerò in futuro a parte dell'Arban, però per adesso basta dire che per trarre il meglio da questo metodo è di studiarlo poco alla volta a velocità crescente e di dare molta importanza anche alla parte iniziale, che pone le basi per le parti successive.

Inoltre rimando anche ai post sulle scale e gli arpeggi, in quanto non tutti i tipi sono presenti nell'Arban.

Molto utili, poi, sono anche i libri pubblicati dalla De Haske che contengono CD audio con doppia traccia (come Bel Canto for Euphonium): in una è presente la base sola del piano, nell'altra la base con lo studio eseguito da Steven Mead.
Questi libri sono una guida preziosa per lo sviluppo musicale a partire da studi di difficoltà medio-bassa e sono un'ottima palestra per lo studio dei concerti.

La cura e la ricerca di un'ottima qualità esecutiva nei brani semplici è il fondamento della costruzione dell'abilità virtuosistica. Il vero musicista si vede e si sente nei brani semplici, e non esclusivamente nei concerti virtuosi, altrimenti si diventa, ripeto, fenomeni da baraccone.

Come disse Marco Pierobon in una Masterclass che ho tenuto con lui, alle persone che pagano il biglietto non interessa il doppio o il triplo staccato o quell'acuto preso in una quella maniera (quello interessa solo ai colleghi incompetenti), ma interessa ascoltare una storia musicale che le susciti delle emozioni; vuole e si aspetta di passare dei bei momenti e non di annoiarsi ad ascoltare un'infinità di note che non portano da nessuna parte.




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