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mercoledì 27 aprile 2016

La mentalità del buon musicista.

Per affrontare al meglio il mestiere di musicista la preparazione teorico-culturale-pratica può risultare fine a se stessa se non è coniugata ad una buona mentalità.
Talvolta la principale differenza tra un musicista affermato e di successo e tra un musicista "nella norma" non sta sempre e solo nelle capacità esecutive, ma piuttosto nell'atteggiamento con il quale affrontano la loro attività.
Il mondo musicale di oggi, a differenza di alcuni decenni fa, è estremamente competitivo e nell'ultimo secolo anche il mondo degli strumenti a fiato a bocchino finalmente si è sviluppato alla pari della grande tradizione pianistica e violinistica attraverso un approccio completamente diverso che in massima parte è dovuto all'attività didattica di Arnold Jacobs.

Di conseguenza, il livello medio si è notevolmente alzato e per affermarsi non è più sufficiente la preparazione ma ci vuole un "qualcosina" in più.
Questo "qualcosina", in base alle mie esperienze personali, ritengo sia costituito da una mentalità vincente e positiva, convinzione in se stessi e nei propri mezzi, carattere forte, approccio corretto non solo allo strumento ma soprattutto alla musica, tante idee da sviluppare, voglia costante di mettersi in gioco, di affrontare nuove sfide, di volersi migliorare, di aggiornarsi ecc.

Questi sono alcune delle qualità umane che più mi hanno colpito (aldilà della bravura) dei grandi musicisti con i quali ho avuto la possibilità di suonare o di studiare.
Siccome nessuno di questi fa eccezione, mi è parso evidente che oltre che sulla musica bisogna lavorare anche su una mentalità vincente e costruttiva.

Non so fino a che punto si possano dare consigli e indicazioni in merito, in quanto questi sono aspetti che dipendono dalla propria storia personale, tipologia di esperienze vissute, carattere, concezione della musica e tanto altro: bisognerebbe discutere ogni caso singolarmente.

Personalmente credo nella musica, come nella vita, non si è mai completamente arrivati ma c'è sempre qualcosa da imparare; un atteggiamento positivo può consistere nel svegliarsi ogni mattina e pensare a cosa e come migliorare se stessi, la propria vita e, di conseguenza, la musica che si esegue.
Bisognerebbe sempre avere delle idee e degli obiettivi da raggiungere perché creano nuovi stimoli e motivazioni, rappresentano sfida da affrontare e vincere.

Non bisogna mai porsi dei limiti o pensare "non ce la posso fare", "non è per me" ecc.
Molti musicisti si pongono dei limiti pensando che oltre non posso arrivare: il loro problema sono loro stessi. Pensano e dicono: "questo pezzo lo può suonare solo Tizio", "quello che fa Caio lo può fare solo lui". Non mi trovo e non mi troverò mai d'accordo. Se Tizio e Caio suonano bene è perché dietro c'è un lavoro costante ben condotto e non per grazia divina.
Non esistono soluzioni universali e ciò che oggi va bene domani potrebbe un ostacolo.
A volte ci si  complica la vita creando inutili regole che non fanno che ostacolare lo sviluppo; non bisognerebbe studiare pensando ad esse ma a ciò che funziona e, possibilmente, perché funziona.

Conosco musicisti che fanno sempre lo stesso warm-up da una vita salvo poi lamentarsi di non fare progressi: è normale e saggio cambiare, provare e cercare nuove soluzioni, trovare la propria strada.
Un buon insegnante può fare tanto, ma comunque i miracoli sono un'altra cosa in quanto, ripeto, non esistono soluzioni universali e chi va in giro affermando il contrario sbaglia.

Ogni grande musicista, dopo un certo periodo di studio, ha cercato e trovato la propria strada personale che lo ha portato ad esibirsi a grandi livelli e il merito degli insegnanti può arrivare solo fino a un certo punto.
Tutto ciò perché siamo essere umani composti di carne e muscoli e non robottini di ferro e fili: per un musicista 10 ore di studio giornaliero possono essere poche e per un altro troppe ma entrambi, seguendo dei loro ritmi, possono suonare divinamente.

Il motto di ogni musicista, come diceva il già accennato Arnold Jacobs, dovrebbe essere: "Se lo fa una persona lo può fare anche un'altra"; andrebbe recitato come un rosario prima di prendere lo strumento.

Penso, a questo punto, di essermi dilungato anche troppo.
Concludo dicendo che vincenti non si nasce, ma si diventa!








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