La gravità di questo calo dipende da molti fattori che sono perlopiù personali in quanto ognuno reagisce diversamente ai vari stimoli creati dalla situazione che si sta affrontando: una lezione, un concerto, una prova, un'audizione, un concorso ecc.
La tensione, se non è adeguatamente gestita, crea non pochi problemi soprattutto ai musicisti di strumento a fiato poiché causa irrigidimento e, di conseguenza, una respirazione non più corretta con minore volume di aria inspirata.
E' sufficiente anche una piccola parte del corpo rigida (nel caso di un trombonista, il braccio che mantiene la coulisse) a portare ad una respirazione meno efficiente.
Nel corso di un'esecuzione è quindi fondamentale avere sempre una respirazione profonda in modo da rilassare i muscoli interessati alla produzione delle note e farli lavorare tutti allo stesso modo.
Solitamente si riesce a stabilire facilmente se si è tesi mentre non sempre è così per quanto concerne la rigidezza che consegue.
In generale, comunque, essere tesi è una dimostrazione che si tiene a ciò che si fa, che si vuole fare una bella figura e che non si suona solo per se stessi ma anche, e soprattutto, per gli altri, rispettando il pubblico.
Una persona fredda e poco emotiva, che pensa solo a metterci bene tutte le note che deve eseguire e che a poco da comunicare se non la sua bravura, difficilmente sarà tesa. Questo comunque dipende da come si impostano le proprie esecuzioni e rimangono scelte personali.
Così come possono essere molteplici le cause della tensione, così possono essere vari i "rimedi".
Non so fino a che punto si possano dare indicazioni utili alla causa, però in genere dopo tanti anni di attività si riesce meglio a gestire "l'ansia da prestazione".
Arnold Jacobs consigliava, per esempio, di studiare con un microfono etichettato come "pubblico", per simularne la presenza; oppure di appendere un poster che ritrae una platea per lo stesso scopo.
Nei primi anni di esecuzioni musicali può essere utile suonare per i parenti o per gli amici così da avere un approccio più "morbido" verso il pubblico.
Quel che a volte può rappresentare un ostacolo difficile da superare è l'abitudine a crearsi troppi problemi e troppe regole: "questo si fa così", "questo non si può fare", "in questo modo si sbaglia" ecc.
Sviluppare le proprie idee musicali e un proprio modo si suonare nel rispetto del linguaggio e delle intenzioni del compositore, oltre ad essere consigliato, dovrebbe essere l'obiettivo principale di un musicista; perché mai si dovrebbe suonare nello stile e nel modo di altri?
Bisognerebbe considerare che la maggior parte del pubblico è formato da non musicisti che il più delle volte non ha la ben minima idea di cosa stiamo suonando e se lo stiamo suonando bene.
Quel che invece "arriva" al pubblico è l'atteggiamento, l'interpretazione, la preparazione, la convinzione, la sicurezza e l'intenzione; non ci vuole un orecchio particolare per capire se si è timidi, impauriti o poco preparati.
Gli errori (o nel gergo dei musicisti di strumenti a fiato, gli "scrocchi") fanno parte del gioco e capitano anche ai migliori; nei CD non se ne trovano ma in alcuni video live talvolta possono presentarsi. In realtà, scovarli non è facile, non tanto perché sono pochi, ma perché i grandi musicisti sono molto abili a mascherarli e a porvi rimedio nel preciso momento in cui si manifestano.
Quando sopraggiunge la tensione o il nervosismo, un rifugio sicuro può essere pensare alla musica e a ciò che si vuole trasmettere con essa: è un ottimo metodo per limitare i danni.
A volte la tensione si manifesta perché non ci si è preparati sufficientemente: per ridurre l'insicurezza sarebbe preferibile imparare ciò che si deve eseguire a memoria o perlomeno ripeterlo tantissime volte finché non si è raggiunto una solida sicurezza.
Le indicazioni fornite sono generali e possono valere o meno in base alle proprie caratteristiche.
Solo tanta pratica ed esperienza unite alla voglia di imparare e migliorarsi possono indicare la giusta via da seguire.
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