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lunedì 7 dicembre 2015

Impostazione dell'interpretazione musicale.

Come ho fatto tempo addietro a proposito del suono, anche nel caso dell'interpretazione musicale preferisco parlare di "impostazione" perché non credo di possano stabilire regole precise ma solo seguire il proprio stile e gusto attraverso una buona preparazione teorico-culturale che renda coerente e precisa la propria esecuzione.
Essenzialmente l'interpretazione nasce dalla fusione della volontà espressiva del compositore e/o arrangiatore e dalla capacità dell'esecutore di estrapolare le idee musicali contenute nel brano; questa "fusione" è poi arricchita dal proprio modo di suonare che dovrebbe, almeno in linea teorica, rendere unica quell'esecuzione pur rispettando certi parametri che esaminerò.

Innanzitutto occorre segnalare che l'equazione interpretazione=libertà di fare ciò che si vuole non ha alcun fondamento musicale soprattutto se poi non si è nelle condizioni si saper giustificare le proprie scelte stilistiche.
Se, per esempio, un compositore scrive su un brano "Adagio" si potrebbe abbastanza tranquillamente (ripeto: abbastanza) suonarlo "Moderato" o "Andante" purché mossi da solide motivazioni di carattere musicale o forse in qualche caso di carattere pratico, ma assolutamente non ci può giustificare affermando: "Suono così perché così mi piace". Chi fa un'affermazione del genere è una persona superficiale e irrispettosa della musica e, molto probabilmente, anche ignorante.
Ci sono anche frequenti casi di esibizionismo nei quali ogni brano deve divenire "Vivace" o "Prestissimo" perché il solo intento è sfoggiare il proprio virtuosismo; cosa assolutamente non necessaria dato che esistono specifici brani per il virtuosismo e personalmente non capisco perché pure brani cantabili debbano subire tali malformazioni.

Ogni musica ha un suo perché, una sua storia, una sua nascita, un suo problema da risolvere, un suo scopo più o meno esplicito e la composizione non è che un mezzo con il quale il compositore pone e risolve i suoi problemi. E' così che si è evoluta la musica nei secoli, e i vari stili del passato che ancora oggi sopravvivono alla pratica esecutiva non sono che una manifestazione di come i vari problemi venivano risolti.
Tutto ciò per dire che lo scopo principale dell'interprete è di informarsi e documentarsi prima di prendere lo strumento e suonare o cantare.
E' comunque importante tener presente che l'interprete ha la sua libertà d'espressione e che non gli è assolutamente proibito di esprimersi. La partitura del compositore non è altro che un progetto musicale che trova nell'interprete la dovuta manifestazione; ben vengano allora, in questo senso, delle modifiche da parte dell'interprete se funzionali alle idee musicali che l'autore voleva comunicare.
Si tratta in sostanza di trovare il giusto grado di libertà nell'ambito delle regole: è questo il gioco.

Dopo le dovute premesse, proverò a fornire alcune indicazioni per impostare l'interpretazione musicale:
  • innanzitutto, è fondamentale lo studio e la conoscenza della propria parte ed eventualmente anche delle altre se previste;
  • è ottimo informarsi in tutto e per tutto sul brano da eseguire, capire le intenzioni del compositore e le relative idee musicali;
  • procedere ad una sommaria analisi armonica del brano e alla ricerca delle frasi e dei periodi musicali in modo da poter stabilire i punti in cui respirare arrecando meno danni possibili alle frasi;
  • esaminare i punti più difficili dal punto di vista tecnico e ritmico;
  • per quanto riguarda i trombonisti e, più in generale, gli strumenti senza valvole (principalmente archi, chitarre ecc.) scegliere le posizioni che risultano più comode in determinati passaggi (tratterò questo argomento in modo approfondito a parte); 
  • va bene quindi ascoltare molte versioni e anche molti arrangiamenti diversi perché soprattutto questi ultimi a volte mostrano ulteriori possibilità esecutive ed espressive. Consiglio in ogni caso di ascoltare con la propria parte dinanzi così da constatare concretamente lo sviluppo di quella determinata interpretazione;
  • consiglio anche di considerare che il proprio spartito potrebbe non contenere tutti i dettagli propri dell'esecuzione come crescendo, diminuendo, piano, forte ecc.. Questo perché le varie edizioni a stampa possono avere alcune divergenze e penso che a tutti sia capitato almeno una volta di trovare alcuni dettagli discordanti. In questi casi, se non si possono avere certezze, ci si può tranquillamente affidare al proprio senso musicale;
  • a questo punto si hanno i mezzi e le competenze adeguate per progettare e sviluppare la propria interpretazione. Lo scopo principale è di esaltare le proprie caratteristiche musicali (espressive, comunicative e tecniche) e quelle proprie del brano e di fonderle nella maniera più opportuna. Ad esempio, se si ha un bellissimo cantabile e il brano in questione è un cantabile di velocità 80 la semiminima, può andar benissimo suonarlo a 70-75 ma non più lento; se invece il cantabile non è il proprio punto di forza, si può pensare di accelerare fino a un massimo di 84-88 ma non oltre per non stravolgere il senso del brano. Questo sono indicazioni di massima, non hanno la pretesa di essere regole e possono valere in alcuni contesti e nuocere in altri. Dipende sempre da cosa si sta suonando e si presta a queste lievi modifiche;
  • far risaltare gli eventuali contrasti presenti: se c'è un piano e un forte, è importante far capire questa differenza perché evidentemente faceva parte del progetto musicale del compositore; se il p diventa mp e il forte mf potrebbero poi sorgere problemi con le altre dinamiche. Nel caso delle sonate, invece, è fondamentale che ogni tema venga presentato e caratterizzato con le dovute differenze;
  • provare diverse soluzioni e non fossilizzarsi con una soltanto;
  •  rendere il tutto musicale e interessante non solo per i colleghi ma anche per il pubblico
Penso (anche se non ne ho le prove) che tutti i grandi musicisti (da distinguere sempre dagli strumentisti che stanno un gradino sotto) procedano per sommi capi nel modo sopra descritto; anche se così non fosse, lo trovo comunque un modo molto razionale e soprattutto funzionale di procedere.
Richiede del tempo, ma dovrebbe portare a buoni risultati.


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