Che lo si voglia o meno, nel momento in cui si suona, si canta, si dirige o si improvvisa si rivela agli altri il proprio mondo interiore.
In generale, quindi, quando un esecutore o un gruppo di esecutori più o meno ampio viene definito "poco espressivo", "poco musicale" o "poco comunicativo" si commette un errore, in quanto quell'esecutore o quel gruppo ha semplicemente dimostrato, e dunque comunicato, di intendere, e pertanto eseguire, la musica in un certo modo. Al pubblico potrà piacere o meno, ma avrà comunque ricevuto un messaggio.
Introdotto così, l'argomento di questo post può sembrare scontato; e sono proprio le cose scontate ad essere le più trascurate dalla massa. In questo blog, riguardante la musica, significa che la maggior parte dei musicisti, anche di grande importanza, ritiene che eseguendo semplicemente tutte le note scritte senza errori ha comunicato un bel messaggio al pubblico; al massimo ha comunicato di essere un buon robottino, però ciò non vuol necessariamente dire che tutto il pubblico presente rimanga scontento, anzi.
La mia lieve polemica contro i robottini è dovuta al fatto che, a lungo andare, si rischia sempre più di perdere interesse ad ascoltare della musica che diventa sempre più standardizzata e uguale a sé stessa; è forse questo il motivo per il quale la musica classica è sempre meno seguita a vantaggio del jazz, sicuramente più coinvolgente appunto perché fugge da schemi e standardizzazioni.
Arnold Jacobs diceva: "Tu sei un prodotto della musica che suoni e della qualità con la quale la suoni"; ed aveva, ed ha tuttora, ragione. Questo perché, ripeto, che lo si voglia o no ci si rivela agli altri nel momento in cui si suona.
Procederò quindi alla spiegazione all'argomentazione di queste affermazioni.
Spesso si ha la tendenza a separare le proprie attività da quello che è la propria persona, il proprio io: cioè si pensa che la musica, lo sport, il giardinaggio, la cucina, la pasticceria, il lavoro che piace ecc. siano attività che non hanno legami con il proprio modo di essere. Ciò può forse valere per attività che non piacciono, come ad esempio un impiego temporaneo oppure imposto, ma difficilmente varrà per ciò che piace e costituisce una propria passione.
Però personalmente penso che ogni attività, che piaccia o meno, di ogni persona è influenzata dal proprio modo di essere; e questo dipende essenzialmente dal percorso di crescita fino all'età adulta passando per le numerosissime esperienze e stimoli ricevuti. In due parole, dalla propria storia personale.
Ad esempio, una persona diligente e responsabile è in grado di rendere bene anche in un lavoro che non gli piace, che magari non lo soddisfa, che forse non è retribuito come dovrebbe; ma sarà comunque preciso e razionale. Quindi, anche in un'attività che non è quella desiderata, quella persona dimostra chi è e come ragione.
Se, per fare un altro esempio, una persona rende bene in un lavoro che gli piace e meno in uno che non lo soddisfa, ciò indica che questa persona è poco seria, poco professionale e poco diligente, e che potrebbe recare problemi anche in ciò che gli piace se qualcosa non dovesse seguire i suoi principi.
Per tornare alla musica, un musicista dice tantissimo di sé già prima di prendere lo strumento o cantare, mentre tante altre caratteristiche vengono fuori alla distanza.
Nel caso specifico di questo post, dà molte informazioni di sé nel momento in cui si confronta con il pubblico: inizialmente fa capire se è sentimentale o fredda, appassionata o indifferente, scherzosa o seria, aperta o chiusa, curata o trasandata, precisa o approssimativa, preparata o ignorante, e tanto altro. In secondo luogo dice anche come si sente: se è stanca, arrabbiata, felice, infastidita, insicura, spavalda, se ha voglia di divertirsi e divertire, se sta pregando, se sta riflettendo e tanto altro ancora.
Come ho già detto altre volte, si può suonare benissimo anche senza andare oltre le note, però forse (e questo dipende dalle proprie idee personali) se si comunica una storia al pubblico si suona meglio. Non vuole, e nemmeno peraltro potrebbe, essere una regola: ognuno è libero di fare ciò che vuole.
D'altronde, nemmeno è solo colpa del musicista robottino se, specialmente in Italia, il pubblico storicamente dal 1600 in avanti è diventato sempre più incompetente (la Germania da questo punto di vista sta su un altro pianeta): non lo dico io, ma lo dice la storia della musica. Se a questo dato di fatto si somma il processo di standardizzazione avviato da certe persone, il risultato è che la musica se non è già finita, allora poco ci manca.
Questo è comunque un argomento che tratterò approfonditamente nell'ampia parte dedicata alla didattica. Però posso cominciare col dire che il grave, anzi il gravissimo, problema della moderna didattica è un allievo, fin dalle prime nozioni, se non dalle primissime note, viene impostato esclusivamente dal punto di vista tecnico, e non da quello musicale. L'allievo, così impostato, cresce pensando solo a sbagliare "meno note possibile". Punto. Questo non vale solo per il trombonista, per per tutti i musicisti.
La musica, intesa come processo creativo, è uguale sia, per fare un esempio, per un (o una) giovane trombonista che per un (o una) giovane violinista. Uno stesso brano, magari arrangiato diversamente per i due ragazzi, va in ogni caso eseguito musicalmente; all'arrangiatore non interessa minimamente come tecnicamente i due strumentisti debbano eseguire quell'arrangiamento: a lui interessa il risultato musicale. Come l'insegnante "mette le mani" su quell'arrangiamento, nella maggior parte dei casi ne fa una questione tecnica quando invece dovrebbe farne una questione musicale: a rimetterci è però il povero allievo malcapitato di turno.
Tratto di questi argomenti perché ho avuto problemi a suonare finché ha concepito la mia attività da musicista solo tecnicamente; appena, grazie all'aiuto di alcune persone, ho iniziato a pensare anche musicalmente ho scoperto, con grande sorpresa, che molti problemi anche di tecnica si risolvevano da soli, senza che il mio cervello ne fosse interamente preso.
Da qui ho iniziato a svolgere le mie ricerche e analisi sul linguaggio, le forme, le idee musicali ecc. che sto raccogliendo e sintetizzando nel blog per renderle disponibili a chi voglia consultarle.
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