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venerdì 20 novembre 2015

Le idee musicali.

Il principale fine del linguaggio musicale, così come quello parlato, è di comunicare qualcosa a qualcuno. I compositori concepiscono, strutturano e quindi realizzano le proprie composizioni proprio in base a ciò che vogliono dire, e utilizzano i mezzi musicali che ritengono più opportuni al raggiungimento dello scopo.
L'idea musicale nasce quindi dall'unione tra il messaggio da trasmettere e il mezzo musicale, o i mezzi musicali, impiegato allo scopo.L'esempio forse maggiore, e di migliore comprensibilità, è rappresentato dall'opera lirica nella quale la musica è impiegata in modo diversissimo, anche nell'ambito di una singola composizione, per descrivere, commentare, accompagnare le vicende che rappresentano.
E' proprio questa capacità di realizzazione delle idee musicali che hanno reso celeberrimi Rossini, Verdi, Wagner, Puccini e tanti altri,per quanto riguarda gli operisti; Morricone, Piovani, J. Williams per quanto riguarda il cinema, erede moderno dell'opera.

Se nell'opera lirica le idee musicali derivano principalmente dalle vicende rappresentate, ben diverso è il discorso per quanto riguarda le composizioni puramente strumentali. Mancando un testo di riferimento, diventa più difficile, o almeno meno diretta, la comprensione del discorso musicale.
E' principalmente in questo senso che la musica strumentale si è evoluta dal 1600 in poi: alla ricerca e alla scoperta di forme e mezzi musicali che rendessero il discorso musicale il più chiaro e comprensibile possibile. Andrebbero menzionati tantissimi compositori di musica strumentale, ma mi limiterò ai più conosciuti (il che non vuol dire necessariamente che siano solo loro i migliori): J. S. Bach, C.P.E. Bach, W. A. Mozart, Haydn, Beethoven, Berlioz, Listz ecc.

Una volta stabilito il tipo e lo scopo di una data composizione, alcuni dei mezzi musicali impiegati per la realizzazione delle relative idee musicali sono:
  • organico strumentale e quindi la relativa strumentazione e orchestrazione;
  • scelta di uno o più tipi di sistema armonico come:
  1. tonale;
  2. atonale;
  3. modale;
  4. dodecafonico;
  5. esatonale, ossia per toni interi;
  6. pentatonico ecc.
  • scelta vastissima di forme musicali;
  • effetti di vario genere come:
  1. sfumature dinamiche;
  2. l'andamento, ossia la velocità del brano;
  3. accenti di vario tipo;
  4. vibrato;
  5. registro (grave, acuto, centrale);
  6. pizzicato;
  7. trillo;
  8. ornamenti ecc.
  • effetti derivati dalla musica elettronica (soprattutto per quanto riguarda il cinema e la musica rock, pop ecc.).
Non essendo io un compositore, non rientra nella mia sfera competenze l'ampliamento opportuno e dettagliato di questo importante argomento.
Tuttavia, è stato trattato, seppur sommariamente, perché ha una grande importanza per quanto riguarda l'esecuzione sia da solista che da orchestrale.

Infatti, la buona resa di un'esecuzione non si ottiene solo suonando la nota giusta al momento giusto e osservando accuratamente i momenti di pausa; è il modo in cui vengono unite e accostate oppure messe in contrasto le note che nascono poi i vari linguaggi musicali.
In questo senso la musica è come la chimica: da pochi elementi indivisibili (le 12 note dell'ottava moltiplicate per le ottave di cui si dispone) si ricavano indefiniti composti (le innumerevoli composizioni).
Come il chimico identifica il composto non solo attraverso gli elementi ma anche al tipo di legame che li unisce, anche l'attento esecutore (inteso non solo come colui che suona ma anche il direttore d'orchestra) non deve solo conoscere le note di una data composizione, ma risalire ai loro rapporti e gerarchie.

Senza questa analisi, si fornisce al pubblico solo una serie di note, magari ben eseguite e intonate, ma sconnesse e prive di significato; un po' come quando alcune persone pronunciano fiumi di parole senza dire niente.
Naturalmente si può suonare benissimo anche senza fare queste riflessioni prima di affrontare un brano (e molti musicisti illustri suonano così e impongono tale modo), ma sicuramente si suonerà meglio comunicando le idee musicali del brano in questione o aggiungendone di personali purché non risulti in contrasto con ciò che è scritto.

A questo punto è opportuno porre la seguente domanda: come si riconoscono le idee musicali?
Affinché la risposta risulti chiara e articolata, è necessario fare altre considerazioni sulla pratica esecutiva moderna.

Oggi si esegue perlopiù musica di autori del passato, mentre fino al 1800 non era così e si suonava musica di autori contemporanei: basti pensare che fino a Mendelsshon le opere di J. S. Bach circolavano tra pochissimi intenditori (!) prima di avere quella considerazione che poi è rimasta fino ad oggi.
Quindi era il compositore stesso, che nella maggior parte dei casi era anche direttore d'orchestra, a dare le dovute indicazioni perché si suonasse nel modo che preferiva. Ciò non valeva solo per le sue composizioni, ma anche per quelle dei suoi colleghi.
Anche sul versante solistico le cose stavano così ed è importante tener presente che la maggior parte dei musicisti virtuosi del passato erano a loro volta compositori e quindi conoscitori dei linguaggi musicali: Paganini, Listz, Mozart, Arban, Guilmant e tantissimi altri.

Oggi, invece, non si dispone di questo aiuto (tranne che per certi repertori moderni) e l'esecutore è costretto a risolvere il problema da solo. Ma come?
  • Innanzitutto, è fondamentale sapere cosa si sta suonando: una sonata, un'aria d'opera, un concerto solistico, una sinfonia, una canzone napoletana, uno studio, uno standard jazz, un tema da film, musica da ballo, da musical ecc.;
  • è importante poi conoscere, anche per sommi capi, la storia che ha portato alla nascita di quella composizione, i contenuti, cosa l'autore voleva comunicare, il pubblico al quale era destinato e cosa si aspettava all'epoca;
  • nel caso di opere o film, conoscere anche in modo approssimativo la storia e il contenuto specifico del passo che si sta eseguendo. Ciò può comunque riguardare anche una sinfonia o un concerto solistico;
  • provare sempre a ragionare come un compositore e quindi a tener presente gli elementi del discorso musicale citati sopra; 
  • ascoltare diverse versioni quando è possibile;
  • conoscere il sistema armonico utilizzato e procedere quindi all'analisi generale del brano;
  • analizzare la struttura dei periodi e delle frasi;
  • analizzare, anche sommariamente, la strumentazione e l'orchestrazione impiegata e quindi il ruolo proprio e degli altri strumenti;
  • ragionare prevalentemente dal punto di vista musicale e comunicativo oltre che tecnico;
  • procedere dunque allo studio del brano.
Una volta comprese e assimilate le idee musicali di un brano, si può iniziare a rielaborarle per dar luogo e vita all'interpretazione, argomento che sarà però trattato a parte.

Per concludere, ripeto:
si può suonare benissimo anche senza fare tutte queste considerazioni, ma sicuramente si ragionevolmente pensare ed aspirare a suonare meglio fornendo, oltre alla bravura, la conoscenza e la consapevolezza del proprio operato.

















   

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