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mercoledì 26 ottobre 2016

Il punto di partenza dell'allievo.

In una relazione educativa è fondamentale considerare il punto di partenza dell'allievo, o della propria classe, ma anche quello proprio, ossia del docente, in modo da poter programmare adeguatamente il percorso da seguire (ne parlerò approfonditamente in seguito) in base alle esigenze di entrambi i protagonisti della relazione stessa.Il punto di partenza dell'allievo non è rappresentato solo da ciò che sa o da ciò che sa fare, ma è costituito anche dalle esperienze educative già vissute nonché dalla sua storia personale. Questo concetto è valido non solo per i bambini, ma per allievi di qualunque età, quindi anche per adulti.
Se, per esempio, una persona di 40 anni decide, nel tempo libero, di imparare a suonare la chitarra, è utile verificare il punto di partenza al pari di un bambino di 5 perché non è affatto scontato che la persona adulta apprenda meglio e/o più in fretta i concetti basilari sia di musica che dello strumento.

Conoscere e valutare, se pur in modo approssimativo, le competenze dalle quali si parte consente di non compromettere la relazione educativa fin dal principio perché se l'allievo comincia con dei gap non recuperati poi difficilmente sarà in grado di seguire le lezioni successive.
Per fare un esempio relativo alla musica, un allievo che non conosce gli intervalli avrà enormi difficoltà a comprendere la struttura e le funzioni di un accordo o di una sequenza armonica come una cadenza.

Nel caso di una lezione singola, o con pochissimi allievi, è senz'altro più semplice stabilire il punto di partenza degli allievi perché vi è maggior tempo per il confronto, mentre se si ha una classe di 20-24 allievi diventa più complicato perché ci vorrebbero settimane, se non mesi, ad effettuare questa verifica. E' però proprio nel caso ci una classe che la verifica delle competenze di base assume maggiore importanza, in quanto un insegnante non può affrontare e spiegare i numerosi argomenti solo per chi capisce (come fin troppo spesso succede nelle scuole), ma dovrebbe assicurarsi di essere seguito dal maggior numero possibile di allievi. Se non si verifica da dove partire e il livello generale della classe ma si pensa solo ad iniziare e finire il programma senza una valida programmazione, il risultato è che solo una percentuale piuttosto bassa di allievi sarà poi in grado di reggere, mentre chi ha iniziato con dei gap li avrà solo aumentati.
Ha ben poco senso, ad esempio, spiegare ad una classe di ragazzi le espressioni (di matematica) se la maggior parte di essi ancora non ha assimilato correttamente le addizioni, le sottrazioni ecc.; è normale che poi, di conseguenza, non vengano assimilate e comprese anche le espressioni.
Se invece, al contrario, si accerta che tutti i ragazzi hanno compreso le operazioni e poi si spiegano le espressioni, sicuramente un maggior numero di allievi comprenderà la lezione.

Questi possono sembrare concetti semplici e scontati, ma nella realtà (o almeno nelle realtà da me conosciute) solo poche volte li ho visti applicati da parte dei docenti di qualsivoglia materia a tutti i livelli scolastici (asilo, elementari, medie, liceo, conservatori).

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