Translate

martedì 30 agosto 2016

Professionismo e dilettantismo: alcune considerazioni.

L'argomento, e il senso, di questo post sono un po' particolari per le considerazioni che farò in seguito.
Prima di addentrarmi nel discorso ecco le due definizioni, prese dal vocabolario Treccani.
Dilettante: chi coltiva un’arte, una scienza, uno sport non per professione, né per lucro, ma per piacere proprio.
Professionista: chi esercita una professione intellettuale o liberale come attività economica primaria.

Come si evince dalle due definizioni, la principale differenza risiede nel considerare o meno l'attività come lavoro oppure no; mentre non si fanno riferimenti a come questa attività venga effettivamente svolta.
Mi spiego meglio.
Il professionista, in quanto tale, deve essere in grado di fornire appieno i servizi per i quali è retribuito, poiché altrimenti può rischiare il posto di lavoro: nel caso del musicista, oltre a saper suonare, deve essere preciso negli orari, saper svolgere le prove ecc.
Il dilettante, invece, almeno teoricamente, sviluppa delle competenze alla pari del professionista senza farne però un'attività lavorativa, quanto piuttosto una ricerca e un piacere personali.

Per quanto riguarda il mondo della musica, spesse volte i due termini vengono usati, erroneamente, per definire la differenza di preparazione, oppure per distinguere le persone che hanno conseguito un titolo da chi non ce l'ha fatto.
In generale, quindi, viene definito professionista chi è possesso di un Diploma accademico e suona per professione mentre il dilettante è quel musicista che lavora con la musica ma non ha conseguito alcun titolo.
E' un altro caso dove si usano i termini della lingua italiana in modo errato e inappropriato, stravolgendone il significato.

A volte questi argomenti possono sembrare inadeguati rispetto all'impostazione del blog; però penso che la musica sia innanzitutto cultura, e come tale sia costituita da giuste informazioni.
Non si può parlare adeguatamente di musica se i termini vengono usati in modo improprio, perché poi ne risente tutto il discorso.

Per ritornare al tema principale, ho affrontato questo argomento perché nel corso delle mie esperienze mi è capitato di formare vari gruppi con delle persone che si definivano dilettanti solo per giustificare i propri limiti tecnici e per lavorare in modo superficiale e affrettato, realizzando così concerti di scarsa qualità.

La musica, secondo me, si deve realizzare sempre al meglio, a prescindere dai mezzi a disposizione; una persona con le giuste competenze, per esempio, è in grado di far suonare un'orchestra di ragazzi come degli adulti, non solo attraverso la preparazione musicale, ma soprattutto grazie alla pazienza, al carisma e il giusto livello di disciplina.

Per concludere, la differenza non sta nelle definizioni, ma nell'approccio con il quale si affrontano le situazioni.






Nessun commento:

Posta un commento