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lunedì 29 febbraio 2016

Le prove.

L'attività principale del mestiere del musicista, secondo me, non consiste principalmente nell'esibirsi in concerti, quanto piuttosto a saper svolgere correttamente le prove; sono queste, infatti, che spesso rivelano il vero professionista. Ma procediamo con ordine.
 La finalità ultima del musicista, o di un gruppo di musicisti, è esibirsi in un concerto o in uno spettacolo dinanzi un pubblico pagante. Ora, questo spettacolo sarà tanto migliore quanto più sarà stato preparato per bene dal direttore o coordinatore nei minimi dettagli. Ma questo ancora non basta alla sua riuscita: è necessario, infatti, che tutti i musicisti abbiano assimilato nel corso delle prove il lavoro impostato e che tale lavoro venga poi correttamente applicato durante l'esecuzione.

Queste affermazioni possono sembrare scontate ma sono il fondamento per esercitare la professione del musicista, aldilà poi delle proprie capacità individuali.
Infatti, un errore che comunemente si commette è quello di definire "professionista" un musicista che ha studiato senza poi verificare se sa stare o meno in un gruppo; io, invece, definisco "professionista" un musicista che, con o senza titoli musicali, è in grado di saper lavorare bene in gruppo, preciso, ordinato, puntuale e che crea pochi problemi. Ho già approfondito la questione nel post "Serietà e professionalità".

Senza prove buone, quindi, niente spettacolo buono; e chi afferma di poter suonare con una sola prova farebbe forse meglio a cambiare mestiere. Questo non perché non voglia credere all'affermazione, ma perché tale affermazione poco sensata rivela una musicista probabilmente superficiale e presuntuoso. Nei concerti, a meno che non si è solisti (inteso senza alcun accompagnamento, nemmeno del piano), la prima cosa che arriva al pubblico, non è tanto la corretta esecuzione dei brani proposti, quanto piuttosto l'insieme omogeneo senza individualità che emergono che si ottiene solo ed esclusivamente con il giusto numero di prove, vale a dire con il giusto tempo passato suonando insieme che aiuta a capire il modo migliore di suonare in quel determinato contesto.

Un'orchestra di 40 elementi bravissimi che si esibisce con una prova non suonerà necessariamente meglio (poniamo uno stesso repertorio) di un'altra orchestra composta da elementi meno bravi ma che ha provato come si deve 2 settimane di seguito. Le differenze non saranno tantissime e ci vuole comunque un buon orecchio per scovarle.

Darò quindi qualche piccola indicazione per svolgere bene delle prove, dettate principalmente dal senso pratico.

  • Come ho già detto in passato, è buona educazione presentarsi ad una prova almeno mezz'ora prima dell'inizio della stessa in modo da scaldarsi e intonarsi per conto proprio e iniziare quindi la prova all'ora concordata.
  • Il tempo è denaro, quindi fa sempre parte di una buona educazione evitare qualunque comportamento poco consono che comporti perdita di tempo come distrarsi con il cellulare, distrarre i colleghi mentre il direttore spiega e corregge, interromperlo prima che abbia finito di parlare ecc.
  • Se sono programmate già tutte le prove, sarebbe l'ideale mancare il meno possibile; questo perché se ci si assenta, nella prova successiva il direttore dovrà tornare su quanto spiegato nella precedente con conseguente perdita di tempo.
  • Se si ricevono le parti prima di iniziare un ciclo di prove, è doveroso studiarle per risolvere i problemi tecnici; non c'è cosa peggiore, a mio parere, di andare ad una prova per risolvere i suddetti problemi tecnici propri o altrui perché costituisce (a meno che non si abbia a che fare con dei bambini alle prime armi) solo una gran perdita di tempo (e il tempo è denaro) in quanto le prove servono al direttore principalmente, ripeto, a curare l'insieme e non il singolo.
  • E' fondamentale appuntare sulla propria parte tutto ciò che dice il direttore così che in seguito non debba ripetere, con conseguente perdita di tempo.
  • Per quanto possibile, è utile imparare le proprie parti a memoria perché ciò dà più sicurezza.
  • E' bene poi sapere cosa succede nella musica, ascoltando ciò che fanno gli altri.

    Con l'educazione a tanto buon senso pratico si lavora bene, non si intralciano gli altri e non si perde tempo. Ho insistito molto sul tempo perché mi sembra ovvio che un musicista se va a provare sottrae tempo allo studio; è quindi importantissimo che quel tempo non vada sprecato e che anzi sia sfruttato al secondo.
    Le grandi orchestre e i grandi gruppi sono tali non solo perché, come erroneamente e comunemente si pensa, i loro membri singolarmente siano bravi, ma perché provano bene e di conseguenza rendono.

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