Tuttavia, la prima vista non è un dono ricevuto misteriosamente dal cielo per grazia divina, ma bensì una capacità del musicista che come tale va allenata e sviluppata nel tempo con lo studio e la pratica.
E' pertanto utile identificare gli elementi che conducono ad una buona prima vista:
- innanzitutto, è importante sviluppare un buon senso ritmico, una buona capacità di suddivisione, conoscere tutti i tempi musicali (come il 5/8, il 7/4 ecc.), saper rapportare i valori delle note tra loro, conoscere le differenze di andamento (per esempio, tra un andante e un moderato); oppure può essere pensare un brano in 4 quando è in 2, in 6 un 6/8 lento, in 1 un 2 veloce ecc.;
- è fondamentale conoscere tutte le tonalità maggiori e minori e una gran varietà di scale (delle quali ho parlato in un post specifico);
- molto importante è poi, a mio parare, una buona preparazione armonica (ne ho parlato in un post specifico) che permette, entro certi limiti, di prevedere lo svolgersi del discorso musicale e, quindi, le alterazioni transitorie di alcune note dovute alle modulazioni o ad accordi modificati della scala (sesta napoletana, quinta eccedente, settima diminuita ecc.);
- utilissima è anche la preparazione culturale generale, che consiste nella conoscenza, seppur sommaria, di stili, forme, generi e modi di suonare che, riferiti a un determinato periodo storico, si somigliano. Se, per esempio, si ha una sonata di Haydn mai suonata prima ma ne si conosce la struttura generale, si ha già un piccolo vantaggio;
- è sempre consigliabile, anche a prima vista, pensare sempre musicalmente e non soltanto a suonare le note giuste: può essere una buona guida per rendere il discorso più chiaro e fluido. Di conseguenza verranno tutte le sfumature dinamiche, le lievi differenze di tempo e le corrette accentazioni delle note.
Per concludere, ecco un buon esercizio: prendere uno spartito qualsiasi (un concerto, uno studio, un esercizio di solfeggio) e solfeggiare e/o suonare in quest'ordine: la prima, l'ultima, la seconda, la penultima, la terza, la terzultima ecc. possibilmente senza fermarsi.
Questo esercizio, suggerito da un mio insegnante di teoria e solfeggio, è molto utile per sapere sempre dove si è quando si suona in orchestra, in particolare quando si esegue un'opera dove si è, per forza di cose, costretti a seguire la parte e il direttore che a sua volta è costretto a seguire i cantanti (e da questi in genere ci si deve sempre aspettare di tutto!).
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