Nelle composizioni moderne ciò è molto difficile (basta esaminare le parti di pianoforte dei concerti per trombone di Bozzà o Hindemith, giusto per fare due esempi), però fino a quelle di metà '800 è particolarmente utile per i seguenti motivi:
- è fondamentale, guardando l'armatura in chiave, stabilire immediatamente se si è in tonalità Maggiore o Minore, perché è già un grande indizio di cosa potersi aspettare nel corso del brano. Se sono in tonalità Maggiore troverò note alterate a meno che la frase non moduli; in tonalità Minore già sono pronto a trovare le alterazioni del 6° e 7° suono, o anche solo del 7°. Questo è un vantaggio grandissimo per la prima vista;
- riconoscere subito la tonalità d'impianto è utile anche per prevedere le modulazioni che possono giungere nel corso delle frasi. Se, per esempio, inizio un brano in Do Maggiore, non mi meraviglierò eccessivamente se trovo un sib (modulazione a Fa Maggiore), un fa# (mod. a Sol Magg.), un do# (mod. a Re Min.), un re# (mod. a Mi Min) o un sol# (mod. a La Min.). Naturalmente ho considerato solo le modulazioni a tonalità vicine, ma sono le più ricorrenti nella maggior parte della musica con cui abbiamo a che fare quotidianamente;
- i brani di una data epoca (per esempio il Classicismo) hanno, salvo le differenze singole dei vari compositori, delle successioni di accordi ricorrenti. Una volta studiato, analizzato e compreso un brano di una data epoca, si avrà un piccolo vantaggio soprattutto se dovesse presentarsene un altro, della stessa epoca, a prima vista: sarà più facile dargli il giusto senso nell'esecuzione;
- nell'esecuzione delle ci sono delle note che tendono al riposo (come quelle conclusive di un accordo di Tonica) ed altre che tendono alla tensione (come quelle sospese dell'accordo di Dominante). Sapere ogni nota di ogni accordo dove porta è utilissimo per dare il giusto carattere all'intera frase, elemento assolutamente non trascurabile alle audizioni (soprattutto se la commissione è composta da persone competenti; ma non sempre è così);
- capire l'andamento armonico di una frase permette l'esecuzione di piccoli crescendo e decrescendo che perlopiù non si trovano scritti nella parte. Certo, se sto in pp e trovo una sensibile che sale (tensione che deve risolvere), non potrò suonarla f, ma fare un lievissimo crescendo a p e, una volta raggiunta la Tonica (il riposo) fare un decrescendo a ppp, creando, sempre nel piano, un'ottimo effetto di conclusione. E', questo, uno dei piccoli segreti dei grandi musicisti, e sono aspetti dell'esecuzione che, nonostante io ne parli in questi post, si imparano bene solo con l'ascolto critico;
- quando si suonano parti secondarie in gruppo, intuendo la successione degli accordi si può fare in modo che quella parte non si una successione di note insignificante, ma un elemento vivo di un tutto. Se, per esempio, una tromba esegue una frase e io note lunghe di accompagnamento, posso comunque creare qualcosa di musicale con piccoli crescendo e decrescendo (sempre perlopiù non scritti) nei punti salienti della frase. Chi ascolta avrà l'impressione che sia un tutt'uno, e non un solista con accompagnamento. Questo è uno dei piccoli segreti dei grandi pianisti.
Nessun commento:
Posta un commento